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Pubblicazioni

Il tradimento del templare


Autore: Franco Cuomo
Editore: Baldini Castoldi Dalai
Collana: Romanzi e racconti
Dati libro: 352 p.
Anno: 2008
Tipologia: Romanzi

ULTIMA RIEDIZIONE
Anno: 2012
Editore: Baldini Castoldi Dalai
Collana: Pepe nero

Descrizione:

Squinn de Floyran, il templare che tradì, l'uomo che consegnò agli inquisitori di Filippo il Bello il Gran Maestro Jacques de Molay, conosce il segreto di una reliquia capace di assicurare al suo detentore un potere di ricatto enorme sul papato e sulle monarchie di diritto divino. Questo fa di lui l'uomo più ricercato di Francia. Vogliono interrogarlo gli agenti del re, i mendicanti assassini della corte dei miracoli - dove vive la zingara Corinna, che lo ama perdutamente - e soprattutto i neri cavalieri kadosh, i "santi" della cavalleria esoterica, delle cui schiere Squinn aveva un tempo fatto parte. Ma perché Squinn ha tradito?


Recensioni:

Franco Cuomo, giornalista, scrittore, autore di testi teatrali, "Fratello 33°" del Rito Scozzese Antico e Accettato, ci ha lasciato (è scomparso nel luglio 2007) I' ennesima testimonianza del suo talento in un romanzo storico, "Il tradimento del templare", da cui emerge la sua profonda conoscenza delle vicende dei Cavalieri Templari, di cui era appassionato studioso. Un precedente romanzo, finalista al Premio Strega, ha come trama la vicenda di un Templare, "Gunther d'Amalfi".

Il tradimento del templare è la storia romanzata di Esquin de Floyran, detto Squinn, il cavaliere che ha consegnato agli inquisitori di Filippo il Bello il Gran Maestro Jacquer de Molay, finito sul rogo con altri templari, a Parigi, nel 1314.

Cuomo si domanda perché Squinn ha tradito, ipotizzando due risposte: lo ha fatto per interesse o il suo è stato un estremo tentativo di restituire al Tempio I' antica dignità, abbattendone i simboli ormai corrotti.

Squinn è I' ultimo ad avere visto la sacra teca - contenente una mano trafitta da un chiodo - che potrebbe assicurare a chi la possiede un potere di ricatto sul papato, sulle monarchie di diritto divino, cambiando il corso della storia. Squinn diviene l'uomo più ricercato di Francia: lo inseguono gli agenti del re, i mendicanti assassini della corte dei miracoli, dove vive la zingara Corinna che lo ama, e i cavalieri kadosh, i santi della cavalleria esoterica, delle cui schiere un tempo aveva fatto parte.

Squinn vorrebbe soltanto allontanarsi da tutto, dimenticare se stesso, il proprio passato, e trovare Quella pace che soltanto la morte può concedergli. Finirà travolto dalle acque della Senna trascinatovi da un focoso cavallo. Quando, peregrinando per I'Europa, stringerà una profonda amicizia con il più grande viaggiatore nell'aldilà, quel Dante Alighieri maestoso personaggio di questo romanzo, la sua curiosità per ciò che ci aspetta alla fine della vita, diverrà, insaziabile. Il romanzo è avvincente, scritto in un italiano che rasenta la perfezione.

Storicamente interessante è la conclusione, che ci porta a Roma, oggi, in Piazza del Gesù.

Dopo il salvataggio- ha scritto Cuomo - dei sessanta albigesi di Barbona e Perpignano la mano chiodata è stata più volte utilizzata dai kadosh per sottrarre al rogo e alla tortura eretici, filosofi e liberi pensatori.

dietro la minaccia di rendere pubblica I'esistenza di quella straordinaria reliquia che, in buona misura.

creava il sospetto di poter essere appartenuta al Cristo; un sospetto che, se confermato, avrebbe scardinato l'impianto evangelico dell' Ascensionei: il corpo del redentore non sarebbe salito alla Casa del Padre, o, peggio, vi sarebbe arrivato monco di un arto, rimasto non si sa come sulla terra. Rilievi scientifici e riscontri sull' immagine della Sindone avevano dato una certa credibilità alla tesi dei kadosh. Numerosi personaggi votati a sicuro martirio sarebbero stati sottratti alla scure del carnefice, alle vampe dei roghi, a tutti quei supplizi che la fantasia di tecnici perversi non ha mai tralasciato di inventare.

Non è stato possibile salvare Giordano B runo, nonostante una lunga trattativa, perché il suo nobile orgoglio filosofico gli ha impedito di abiurare a tesi che, se ritrattate avrebbero indotto la Chiesa a un patteggiamento più morbido. Si è salvato, invece, pochi anni dopo, Galileo Galilei, ormai quasi cieco e disperato, non più in grado di scrutare il cielo. Si è riusciti a trarre da una galera più simile ad una tomba che a una cella, dopo anni di dura prigionia, il geniale frate Bruno Campanella, che nell'oscurità della sua segreta sognava la Città del Sole. L'orefice Benvenuto Cellini è stato lasciato fuggire da Castel Sant'Angelo.

La sorte non è stata favorevole al poeta fiorentino Tommaso Crudeli, condannato al carcere a vita dopo aver rischiato il rogo perché affiliato alla massoneria; né lo è stata per Cagliostro sepolto vivo nella rocca di San Leo.

E poi ancora. Gli ultimi condannati per i quali si è tentato di ottenere la grazia sono stati i carbonari Targhetti e Montanari, ghigliottinati per attività sowersive a Roma.

La reliquia, dopo di allora, non è stata più usata. Di carnefici sensibili alle credenze religiose non ce ne sono rimasti poi tanti, e la stessa Chiesa non ha rimosso la pena di morte dal suo catechismo. Ma la mano esiste, custodita nelle stanze segrete dei kadosh. Si racconta che nelle notti chiare di luna si levi un raggio luminoso dalla cupola della chiesa di piazza del Gesù, centrando una finestra dell'edificio antistante, forse contigua alle stanze segrete dei kadosh.

Ciò significa che in un angolo remoto del nostro mondo, nel cuore della Cristianità, c'è ancora un prigioniero da liberare, un torturato da soccorrere, un condannato da graziare.

N° ottobre-dicembre 2008

LIBRI: FRANCO CUOMO SVELA NOME DEL TRADITORE DEI TEMPLARI ESCE DOMANI IL ROMANZO POSTUMO DEL NOTO SCRITTORE

Roma, 22 set. - (Adnkronos) - Tradimento o atto di eterna fedelta' all'Ordine del Tempio cui aveva prestato giuramento? E' solo uno dei tanti misteri che avvolge il tragico e controverso epilogo dei Cavalieri templari, consegnati agli inquisitori da colui che conosceva il segreto della sacra teca, depositaria di un enorme potere. Lo scrittore Franco Cuomo ha identificato nel cavaliere Esquieu de Floyran, conosciuto come Squinn, il templare che tradi', fornendo agli inquisitori di Filippo il Bello le informazioni che portarono alla rovina del Tempio e ne sancirono la fine nel 1314. E proprio questa identificazione storica, che ha coronato decenni di appassionate ricerche sul Medioevo, e' il cuore di ''Il tradimento del templare'', il romanzo postumo dello scrittore Franco Cuomo, scomparso nell'estate del 2007 all'eta' di 69 anni, che Baldini Castoldi Dalai editore (pp. 352, euro 17, 50) manda in libreria domani, martedi' 23 settembre. ''Il tradimento del templare'' e' un romanzo popolato da una folla eterogenea di potenti e miserabili, fuggiaschi ed esuli, un'avvincente spy story di ambiente medievale che non rinuncia alla precisione storica e viene raccontata con una lingua preziosa, magica e avvolgente. Franco Cuomo - affermato autore di romanzi storici di ambientazione medioevale come ''I sotterranei del cielo'' e ''Gunther d'Amalfi'', gia' finalista al Premio Strega - si interroga sulle motivazioni che hanno spinto Squinn a macchiarsi dell'infamia del tradimento e offre risposte precise e ben documentate che in qualche modo riscattano l'onore del personaggio che, negli antichi testi, e' paragonato a Giuda.

IL CAVALIERE SQUINN, A META' TRA STORIA E LEGGENDA

La storia di Squinn, il cavaliere Esquieu de Floyran ex priore di Montfaucon, ha inizio nel romanzo di Franco Cuomo con la fine dei Templari, il 18 marzo 1314, giorno in cui Jacques de Molay, l'ultimo gran maestro dell'Ordine muore sul rogo a Parigi allestito sull'isola di Ponte Neuf. Squinn e' un personaggio a meta' tra storia e leggenda di cui esistono tracce in antichi documenti e rituali tramandati dalla massoneria, in particolare dal 30esimo grado (Kadosh) del Rito Scozzese Antico e Accettato (che fa parte del Grande Oriente d'Italia). Non a caso il romanzo e' dedicato 'Ai fratelli della notte che chiudono all'alba i loro lavori'. L'inchiesta di Cuomo svela il fitto intreccio di rapporti economici e attivita' bancarie di cui furono protagonisti i Templari, il degrado in cui era precipitato l'Ordine al ritorno dalla Terra santa e la disillusione dei suoi cavalieri, coinvolti in operazioni finanziarie nelle quali si rasentava l'usura. Ma soprattutto accende un faro sugli intrighi volti a recuperare cio' che era andato perduto del tesoro templare. Con particolare riguardo a una preziosa reliquia che avrebbe assicurato al detentore un potere di ricatto enorme sul papato e sulle monarchie di diritto divino.

IL COINVOLGIMENTO DI SPECULATORI DELLA FINANZA DELL'EPOCA

Da questo insieme di elementi scaturiscono le ragioni profonde del tradimento di Squinn che, a un'analisi storica approfondita, assume piu' la parvenza di un estremo tentativo di recupero dell'antica dignita' del Tempio, abbattendone simbolicamente le colonne per ricostruirlo alla luce di una diversa idealita'. Squinn, che nella ricostruzione di Franco Cuomo conosce il segreto occulto della reliquia perduta, e' ricercato a Parigi da tutti coloro che ne intuiscono il potere. Vogliono interrogarlo a ogni costo gli agenti del re di Francia, i mendicanti assassini della Corte dei Miracoli - dove Squinn e' perdutamente amato dalla zingara Corinna - ma soprattutto i neri cavalieri kadosh, i "santi" della cavalleria esoterica, di cui un tempo aveva fatto parte. Il romanzo ''Il tradimento del templare'', inoltre, fornisce una spiegazione razionale della stessa maledizione che il Gran maestro, bruciando sul rogo, scaglio' contro re Filippo e il pavido papa Clemente, suo indegno complice, incredibilmente avveratasi. Il risultato e' un'avvincente e appassionante spy-story medievale, nella quale il cammino di Squinn s'incrocia con quello di personalita' eccellenti dell'epoca, come Dante Alighieri (leader della setta dei Fedeli d'Amore, legata ai templari) e personaggi del mondo islamico, nonche' fuggiaschi ed esuli d'ogni specie, appartenenti alle piu' disparate corporazioni di mestiere. Sullo sfondo, il coinvolgimento dei banchieri lombardi e di altri grandi speculatori della finanza dell'epoca, ambiguamente legati al re Filippo nella ricerca di cio' che resta dell'immenso tesoro templare. Un cruento regolamento di conti ristabilira' l'equilibrio nel Tempio, restituendo il potere al legittimo successore del Gran maestro Jacques de Molay mentre alle sue spalle si preparava un attentato. ''Il tradimento del templare'' e' un libro dalle cui pagine gronda sangue, ma che ci aiuta a intuire, con sconvolgente realismo, il segreto di tante verita' perdute. (Sin-Pam/Gs/Adnkronos) 22-SET-08 14:45 NNNN

LIBRI: 'IL TRADIMENTO DEL TEMPLARE', IL SEGRETO DI SQUINN PER LA GLORIA DELL'AQUILA IN LIBRERIA L'ULTIMO ROMANZO DI FRANCO CUOMO, IL GRIDO DELL'ORDINE SQUARCIA LA NOTTE

Roma, 23 set. (Adnkronos) - La vera storia e' sangue e dubbio, ricerca di Luce e Alchimia. C'e' un segreto da scoprire sotto l'aquila bianconera dei Templari, che mostra sempre due insegne: una per scrutare il futuro, l'altra il passato. Un Cavaliere avanza verso il suo destino: e' Esquieu de Floyran, conosciuto come Squinn, spergiuro e maledetto. Ha rinnegato i voti fatti all'Ordine del Tempio e ''ci vuole coraggio anche per tradire, cosa diversa dai rinnegati''. A raccontarne l'inquieta storia e' 'Il tradimento del templare', il romanzo postumo dello scrittore Franco Cuomo, scomparso nell'estate del 2007, edito da Baldini Castoldi Dalai (pp. 352, euro 17), da oggi in libreria. Un viaggio affascinante sulle tracce di un uomo che sente nelle narici il fumo infame di quel rogo che nel tardo pomeriggio del 18 marzo 1314, con una manovra politica che ha mira solo l'oro dei templari, pensa di porre fine all'Ordine. Il vento che soffia in Europa e' cosi' diverso dallo scirocco della Terrasanta: l'antica austerita' degli uomini del Tempio e' solo un ricordo rispetto alle agiatezze del presente; lo spirito della banca ha sostituito quello della crociata e il sigillo dei due cavalieri che viaggiano sul medesimo cavallo e' consegnato alla memoria. Reduci di una battaglia perduta, l'inverosimile destino dei cavalieri senza sonno si era compiuto in una notte di tradimento. ''Sopraffati da una incomprensione che escludeva ogni pieta', andarono al rogo gli ultimi templari sull'isola della Senna''. Con il sole alle spalle, guardando l'Oriente. E l'Oriente non e' un luogo, rimarca in piu' passaggi del testo Franco Cuomo: e' una condizione dello spirito, un cammino su cui non tramonta il sole. Arrostiti a fuoco lento, i fratelli templari vedono palate di fango gettate sulla loro possente storia, barattata negli ultimi tempi con il metallo dei mercanti. Avevano lasciato l'onore della gesta a Gerusalemme e costruito strade di pietra in tutta Europa per i traffici di moneta che assicuravano potere all'Ordine.

UN VIAGGIO TRA GIUDA E LA VERITA'

E' in questa quinta a tinte scure che Jacques de Molay lancia la sua maledizione di morte a Filippo IV il Bello, re di Francia e Papa Clemente, esecutori e mandanti della soppressione del Tempio. Ma l'Ordine e' 'kadosh', e' santo, il male colpira' chi l'ha causato. Il 'giudizio' ha la sua strada, e' paziente come la vendetta e sa trovare il modo di colpire un re che insegue cervi nella foresta di Fontainebleau. Da buon conoscitore di orologi, Filippo sa che la morte puo' venire con la mano di un fromboliere o di un ragazzo gitano che fara' giustizia della cupidigia di un sovrano che ha fatto della torre del Tempio la propria residenza. Pensare che pochi mesi prima i templari lo avevano accolto tra le loro mura possenti per salvarlo da una sommossa popolare. E' su questa storia che si innesta la vicenda di Squinn, di cui si hanno tracce in antichi rituali tramandati dalla massoneria, in particolare dal 30esimo grado (Kadosh) del Rito Scozzese Antico e Accettato (che fa parte del Grande Oriente d'Italia). Il templare in fama di traditore si muove sulla scena in compagnia della zingara Corinna e a tanti altri personaggi, da Petit Rat, il Topino, il ragazzo senza storia, al gran maestro Theobald. Squinn, come Giuda, si e' fatto strumento del tradimento che mina le colonne del Tempio. Quel cavaliere disincantato che nessuno uccide ''perche' questa era la loro vendetta: una morte pigra con la quale convivere a tempo indeterminato'', ha i capelli rossastri, un'origine diabolica. Non parla mai ed e' pure mancino. Depositario, come i suoi fratelli, di antichi segreti, quell'uomo perduto si nasconde tra le feccia di Parigi, cerca rifugio alla Corte dei Miracoli, dove il gobbo e lo zoppo si liberavano dalla propria infelicita' sul far della notte per poi riprendersela al mattino. E' il regno di Pere Bac e dei boccali di vino che tengono a freno la lingua. Per lenire le cicatrici basta la taverna dell'Oca d'Oro o i sotterranei di Saint-Denis. A suo modo, come lo zelota che tradi' il sangue innocente del Nazareno, Squinn e' quello che ha creduto piu' degli altri nel messaggio del Tempio. Ora il rimorso gli scava l'anima, e piu' di tutto gli fa male la nostalgia di un sogno perduto. Quel rimpianto non potra' essere lenito dalla pomata Esmeralda ne' dalle erbe della bella Corinna dagli occhi verdi e dalla pelle di rame che un giorno morira' maledicendolo. Non gli restera' nel cuore neanche la notte trascorsa in una stalla con Costanza, l'albigese viandante del Libero Spirito.

IL VERO TEMPIO E' PENSIERO E SANGUE

''Molay non era Cristo e io non sono Giuda. E il mio prezzo non e' trenta denari'', si difende a viso fermo il templare che desidera solo la morte per porre fine alla sua pena. Non ha preso neanche un ducato da re Jaime d'Aragona quando gli ha portato le notizie che, in mano ad altri, avrebbero fatto tremare il Tempio. Poi la via stretta del tradimento lo ha portato a Filippo, che a cose fatte gli ha promesso qualche migliaio di tornesi. Di quei soldi, pero', lui non ha visto il becco di un quattrino. ''Quello che dovevo fare l'ho fatto. E mi e' bastato'', spiega Squinn de Floyran. E altrove, a Corinna che lo ha amato, confessa seccamente: ''Io credo a tutto e al contrario di tutto''. Eppure al fondo della disperazione c'e' sempre un moro che ripete: ''Se lo sei stato, lo sei ancora. Kadosh e' per sempre. Tutto e' giusto e perfetto...''. Franco Cuomo lo dipinge con la tempesta nel cuore Squinn, l'ex priore di Montfaucon. Un saggio marabutto damasceno gli aveva insegnato che basta guardare negli occhi il serpente che ti ha morso per non morire. Per lui era sempre il tempo di fuggire ''un'anima bisognosa di assoluzioni che pero' neanche cercava''. Si definiva ''un pellegrino del nulla'', convinto che ''il nostro Tempio e' il mondo, e' dentro di noi''. Aveva venerato il demone Baphomet, ma davanti alle nefandezze di Narcisse o dei veri traditori, come aveva fatto un tempo sulle mura di Acri, grida: ''Sono un templare''. Non conviene a nessuno metterlo alla prova. Ha conosciuto il Vecchio della Montagna, e' figlio della notte e si fa riconoscere solo quando vuole, nello stile dei fratelli silenziosi che guardano lontano. Altra storia rispetto agli arroganti ospitalieri e agli avidi gerosolimitani. Di quella genia di uomini unici, che lottavano e morivano sotto l'aquila templare, la radice santa era Bernardo. ''Non per la mia gloria, Signore, ma per la tua..'', era il segno che lo affratellava agli altri Cavalieri del Tempio. Gnostici e giovanniti, esegeti estremi del piu' ermetico e teologico dei vangeli, ''i templari -dice un passaggio di questo romanzo da leggere tutto d'un fiato- erano giunti alla convinzione che la conoscenza vera della regola affrancasse dall'obbligo di osservarla''. Forse Squinn voleva abbattere le colonne del Tempio, quelle fisiche, per riedificarne un altro senza tempo, su cui non si fermi la notte. Un Tempio vero di ideali, che porti verso la Luce di nuova liberta'. Dov'era il bene, dov'era il male? Non c'era forse un disegno dietro questi dubbi che passavano la corazza e dilaniavano il petto di quello stemplarizzato riemerso da chissa' quali ombre della notte? ''Urlo' piu' volte, invocando i nomi di Giuda e Gesu'. Come chiedendo aiuto ad entrambi''.

IL DIAVOLO DALLA PARTE DEL CAVALIERE PERDUTO CHE INSEGUE LA MORTE

Templare d'osteria, Squinn cerca se stesso o quel che ne e' rimasto. Un tempo aveva lustrato d'olio santo anima e spada; ora, anche in sogno ''rideva e annaspava, come un peccato in un'acquasantiera. Negli archivi del suo cuore c'erano piu' gole tagliate che baci''. Lo cercano tutti, Squinn. Perche' solo lui conosce il segreto di una 'teca terribile' scampata all'orribile massacro dell'Ordine. Ha un destino e lo dice sorridendo amaro: ''Il diavolo e' dalla parte dei templari, lo sanno tutti''. O forse e' vero cio' che sostiene Noffo Deo ridacchiando: ''Nulla e' mai per caso. Sapere piu' di quanto avremmo dovuto e' stato sempre il nostro debole''. Squinn gli replichera': ''Gente come noi non si e' mai persa. E' gia' perduta di suo''. E non rispondera' neanche quando il vecchio Larmenius, guardandolo negli occhi, gli chiedera': ''Cosa ti hanno fatto, Squinn?''. Il grande maestro Larmenius ha ragione: ''Il vero Tempio non e' di cemento ne' pietra, ma di pensiero e sangue. Naturale armonia su cui si fonda l'architettura del mondo. In che modo? Vi sara' detto...''. A queste condizioni, ''il Tempio e' al coperto'': non sara' piu' in nessun luogo, ma ovunque. Fra le colonne rinasce anche il giuramento, ''perche' ci sono momenti nei quali la parola e' perduta, e bisogna ritrovarla''. I guerrieri volgono il cuore al vangelo di Giovanni e al candelabro a nove braci: ''Noi siamo al tempo stesso Cristo e Giuda, si disse: le labbra che tradiscono, il cuore che e' tradito. Ma quanto amore in questo scambio!''. Non per soldi lo ha fatto, ma perche' glielo ha chiesto il maestro. I templari sono cosi'. Non li hanno fermati i 'sandali della verita', ovvero le calzature di ferro arroventato utilizzate per gli eretici ne' il 'bacio del silenzio', un autentico bacio prolungato non a una donna ma a una lama incandescente. Il vescovo Marigny, che pure conoscera' presto la corda del boia, allarga le braccia davanti al sovrano: ''Ne abbiamo interrogato a migliaia, ma pochissimi hanno ceduto. E' come se avessero una stregoneria dentro che li rende indifferenti al dolore, come se un demone intervenisse a eccitarli quando il fuoco li tormenta, suscitando un'energia del tutto sovrannaturale''. Questa forza la gente comune non lo ha perdonato ai templari. Ma non basta la calcinazione dei piedi nel fuoco per impedire loro di agire, ne' altre torture quali la 'veglia spagnola' o 'culla di Giuda', che premia l'attesa del carnefice. Di fronte a ogni ferro avversario, vale l'invocazione che squarcia il cielo: 'Huzai', che nel gergo ermetico dei templari sta per: 'coraggio'.

DANTE ALIGHIERI E LA TECA DEL GRANDE MISTERO

Non a caso quegli uomini avvolti in mantelli per meta' bianchi e per meta' neri spronavano i loro cavalli sotto l'insegna detta 'Baussant' o 'Vaucent', che nell'antica lingua franca vuol dire: 'Valgo per cento'. Continua il viaggio, e le pagine di questo romanzo sono una scoperta continua in una tradizione rovente. Cambia anche il paesaggio: puo' essere la radura di croci celtiche di pietra, il Bardone, Santa Maria del Tempio o un antico cimitero merovingio, ma anche la mano destra aperta a raggio sul cuore, il significato profondo, che pochi conoscono, di 'Luce' e di 'Fuoco' quando si alzano i calici nell'agape. ''L'Oriente non e' un luogo, ma una condizione dello spirito'', ribadira' Hasan. L'alchimia interiore alla fine vince sempre. Eppure lui, il traditore, e' l'uomo che ha tenuto in custodia per ultimo la teca terribile del segreto su cui tutti vogliono mettere le mani. Sui passi di quel legno che custodisce un mistero inquietante lo guidera' Ali-Jeri, che altri non e' se non Dante Alighieri o piu' semplicemente Dante, gran maestro dei fedeli d'amore. Il poeta fiorentino, fuggiasco per vocazione e per scelta, ha messo gli occhi nello scrigno dove ''c'e' l'immortalita' e la morte''. Il segreto e' a Bologna, ''nelle fondamenta di una torre che non c'e' -dice Dante- e bisognera' stanarlo. Tra le due torri degli Asinelli e Garisenda chi non ne vede una terza, non e' mio fratello''. Va cercata quella piccola cassetta con l'iscrizione di una Sura coranica, che solo puo' rimettere in piedi ''noi, gli sbandati del Tempio, i cavalieri del nulla, reduci di una crociata senza piu' fede ne' speranza''. Non a caso Squinn dira': ''Non e' senza tormento che abbiamo calpestato la croce quando ci venne richiesto''. La teca e' dietro il muro sgretolato di un'antica crepa, tra cio' che resta delle riserve di vino dei templari. ''Dobbiamo arrivare fino in fondo, fratello'', rimarca Squinn all'Alighieri. ''Lo so, siamo soli Squinn'', gli risponde l'autore de 'la Comedia'. In quel legno c'e' il segreto senza tempo che puo' far cadere le fondamenta della Chiesa.

LA CARNE DEGLI ERETICI RISCATTATA DALLA MANO DELLA LIBERTA'

C'e' una realta' non conciliabile con la narrazione dei Vangeli pasquali connessi all'Ascensione di un uomo Crocifisso sul Golgota il venerdi' santo. E' un mistero custodito per secoli, ''una mano che ci permetterebbe di fermare ogni arbitrio dei papi e della chiesa. Una garanzia di liberta'''. Il destino dei templari si cuce con la verita' di quella 'reliquia'. Dira' il gran maestro Theobald: ''In quella teca e' racchiuso il segreto della nostra vendetta o della nostra definitiva rovina''. Franco Cuomo non e' solo uno straordinario narratore di storie e di letteratura: e' un pittore d'interni. Descrive con uno stile unico e profondo, quasi rituale, la mano passata sul cuore con tre artigli, ''fino al tempo dei sette brindisi''. Il tempo viene anche per chi ha smarrito la strada. Lo spieghera' Eugenio er Roscio, lo scudiero assoldato da Squinn e suo ''diavolo custode'': nella via della storia ''o si scappa o si insegue, Nessuno corre per il piacere di correre''. Non e' finita. Squinn deve aiutare ancora il suo maestro, l'Alessandrino Theobald, a difendendersi dalle cospirazioni di Jan Kasper, che cerca di prendere il suo posto allo scranno piu' alto del Tempio. Il luogo che fara' verita' e' Chinon, il destino ha convocato i templari alla Casa del Tiglio. Li', ''al terzo giorno'', insieme alla lancia di Rothegard, il cacciatore di leoni, si decidera' ''se abbiamo seguito solo un desiderio o davvero coltivato un progetto''. Dannazione e liberta' insieme. La Chiesa ha paura di quel mistero, barattera' finanche la carne gia' venduta degli eretici pur di far scendere il silenzio su quella piccola scatola che il templare portera' al sicuro sotto il mantello. Fino alla prossima richiesta di liberta' dei Cavalieri del Tempio. Nell'Epilogo del libro, ambientato a Piazza del Gesu', si spiega che con il segreto della teca non fu possibile salvare Giordano Bruno dal rogo di Campo dei Fiori, ma pochi anni dopo la minaccia di rivelare il suo contenuto indusse l'altra parte del Tevere a mettere in salvo l'ormai cieco Galilelo Galilei. Anche in seguito il 'segreto della Mano' sottrasse molti liberi pensatori dal patibolo issato dai funzionari di Dio. Squinn spronera' il suo cavallo verso la Senna e mastichera' un sorriso che non aveva mai assaporato. Per lui e per tutti gli spiriti inquieti, in fondo al viaggio c'e' un'aquila che chiama ancora alla Luce. (Gkd/Col/Adnkronos) 23-SET-08 14:07 NNNN

IN USCITA NELLE LIBRERIE "IL TRADIMENTO DEL TEMPLARE" DI FRANCO CUOMO

Tradimento o atto di eterna fedelta' all'Ordine del Tempio cui aveva prestato giuramento? E' solo uno dei tanti misteri che avvolge il tragico e controverso epilogo dei Cavalieri templari, consegnati agli inquisitori da colui che conosceva il segreto della sacra teca, depositaria di un enorme potere.

Lo scrittore Franco Cuomo ha identificato nel cavaliere Esquieu de Floyran, conosciuto come Squinn, il templare che tradi', fornendo agli inquisitori di Filippo il Bello le informazioni che portarono alla rovina del Tempio e ne sancirono la fine nel 1314. E proprio questa identificazione storica, che ha coronato decenni di appassionate ricerche sul Medioevo, e' il cuore di ''Il tradimento del templare'', il romanzo postumo dello scrittore Franco Cuomo, scomparso nell'estate del 2007 all'eta' di 69 anni, che Baldini Castoldi Dalai editore (pp. 352, euro 17, 50) manda in libreria martedi' 23 settembre.

Parigi, primi anni del XIII secolo. Odore di carni tra le fiamme si leva dalle pire su cui bruciano i templari traditi da Esquieu de Floyran, da tutti detto Squinn. È lui l'uomo che ha consegnato agli inquisitori di Filippo il Bello il gran maestro Jacques de Molay. Ma davvero conosce il segreto della sacra teca che potrebbe assicurare al suo detentore un potere di ricatto enorme sul papato e sulle monarchie di diritto divino, cambiando così il corso della storia? E poi, perché Squinn ha tradito? Lo ha fatto per interesse, oppure il suo è stato un estremo tentativo di restituire al Tempio l'antica dignità, abbattendone i simboli ormai corrotti? Suo malgrado diventa l'uomo più ricercato di Francia: lo vogliono gli agenti del re, i mendicanti assassini della corte dei miracoli â€" dove vive la bellissima zingara Corinna, che lo ama perdutamente â€" e soprattutto i neri cavalieri kadosh, i "santi" della cavalleria esoterica, delle cui schiere aveva un tempo fatto parte. Ma lui vorrebbe solo allontanarsi da tutto, dimenticare se stesso, il proprio passato, e trovare nella morte quella pace che unicamente l'oblio definitivo potrebbe concedergli. E quando, peregrinando per l'Europa, stringerà una profonda amicizia con il più grande viaggiatore nell'aldilà, quel Dante Alighieri maestoso personaggio di questo romanzo, la sua curiosità per ciò che ci aspetta alla fine della vita diverrà insaziabile.

Il tradimento del templare è un'opera splendida, popolata da una folla eterogenea di potenti e miserabili, fuggiaschi ed esuli; un'avvincente spy story di ambiente medievale che non rinuncia alla precisione storica e ci viene raccontata con una lingua preziosa, magica e avvolgente.

Libri, il 3/12 a Roma un omaggio ai Templari di Franco Cuomo --IL VELINO LAZIO-- Roma, 01 DIC (Velino) - Squinn, l'affascinante protagonista dell'ultimo libro di Franco Cuomo, "Il Tradimento del templare", torna a far parlare di se'. L'appuntamento e' a Roma, mercoledi' 3 dicembre alle 19, nella splendida cornice di Margutta Arcade in via Margutta 4, nella boutique di alta moda artigianale di "Vittoriana". L'incontro, durante il quale la bravissima attrice pugliese, Barbara Amodio, leggera' alcuni brani tratti dal romanzo, sara' l'occasione per ricordare l'autore, scomparso lo scorso anno, e le sue opere piu' importanti. "Il Tradimento del Templare", edito da Baldini Castaldi Dalai, in libreria dal 23 settembre scorso, sta riscuotendo un grande successo di pubblico. Molti appassionati del genere hanno gia' risposto con grande entusiasmo all'iniziativa lanciata dal sito dell'autore, www.francocuomo.it, "Dai un volto a Squinn", con cui si invitano i lettori a inviare i propri disegni per dare un volto al cavaliere templare che tradi'. Ma chi e' Esquieu de Floyran, da tutti detto Squinn? È l'uomo che ha consegnato agli inquisitori di Filippo il Bello il gran maestro Jacques de Molay. Perche' ha tradito? Lo ha fatto per interesse, oppure il suo e' stato un estremo tentativo di restituire al Tempio l'antica dignita', abbattendone i simboli ormai corrotti? Squinn e' l'ultimo ad aver visto la sacra teca che potrebbe assicurare al suo detentore un potere di ricatto enorme sul papato e sulle monarchie di diritto divino, cambiando cosi' il corso della storia, e suo malgrado diventa l'uomo piu' ricercato di Francia: lo inseguono gli agenti del re, i mendicanti assassini della corte dei miracoli - dove vive la bellissima zingara Corinna, che lo ama perdutamente - e soprattutto i neri cavalieri kadosh, i "santi" della cavalleria esoterica, delle cui schiere aveva un tempo fatto parte. Ma lui vorrebbe solo allontanarsi da tutto, dimenticare se stesso, il proprio passato, e trovare quella pace che solo la morte puo' concedergli. E quando, peregrinando per l'Europa, stringera' una profonda amicizia con il piu' grande viaggiatore nell'aldila', quel Dante Alighieri maestoso personaggio di questo romanzo, la sua curiosita' per cio' che ci aspetta alla fine della vita diverra' insaziabile. (com/gat) 012002 DIC 08 NNNN

IL TRADIMENTO DEL TEMPLARE, ROMANZO POSTUMO DI CUOMO

(ANSA) - ROMA, 5 DIC - FRANCO CUOMO, IL TRADIMENTO DEL TEMPLARE (BALDINI CASTOLDI DALAI, (pp.347, euro 17.50) - Parigi, 1314. Odore di carne tra le fiamme si leva dalle pire su cui bruciano i templari traditi da Esquieu de Floyran, da tutti detto Squinn. E' lui l'uomo che ha consegnato agli inquisitori di Filippo il Bello il gran maestro Jacques de Molay. Ma perche' ha tradito? Da questa scena di supplizi, da questo interrogativo segreto si muove il nuovo (l'ultimo, poiche' esce postumo) romanzo storico di Franco Cuomo (1938-2007), giornalista, scrittore e drammaturgo, gia' finalista allo Strega con 'Gunther d'Amalfi'. Proseguendo su questo avvincente filone medioevale, 'Il tradimento del templare' e' un romanzo popolato da una folla eterogenea di potenti e miserabili, fuggiaschi ed esuli compreso Dante Alighieri: un'avvincente spy story di ambiente medievale che non rinuncia alla precisione storica e ci viene raccontata con una lingua preziosa, magica e avvolgente. Ha tradito per interesse, Squinn? si chiede l'Autore. Oppure il suo e' stato un estremo tentativo di restituire al Tempio l'antica dignita' abbattendone i simboli ormai corrotti? Squinn e' l'ultimo ad aver visto la sacra teca, che potrebbe assicurare al suo detentore un potere di ricatto enorme sul papato e sulle monarchie di diritto divino, cambiando cosi' il corso della storia; e suo malgrado diventa l'uomo piu' ricercato di Francia: lo inseguono gli agenti del re, i mendicanti assassini della corte dei miracoli - dove vive la bellissima zingara Corinna, che lo ama perdutamente - e soprattutto i neri cavalieri kadosh, i ''santi' della cavalleria esoterica, delle cui schiere aveva un tempo fatto parte. Ma lui vorrebbe solo allontanarsi da tutto, dimenticare se stesso, il proprio passato, e trovare quella pace che soltanto la morte puo' concedergli. E quando, peregrinando per l'Europa, stringera' una profonda amicizia con il piu' grande viaggiatore nell'aldila', Dante Alighieri, la sua curiosita' per cio' che ci aspetta alla fine della vita diverra' insaziabile. (ANSA). GIA 05-DIC-08 15:42 NNN

PRESENTATO "IL TRADIMENTO DEL TEMPLARE"

Roma, 12 novembre '08 (Fuoritutto) Nella Biblioteca del Grande Oriente d'Italia, presso la storica sede di Villa del Vascello al Gianicolo, con un'introduzione di Bernardino Fioravanti, bibliotecario del GOI, e le relazioni di Italo Pomelli (Università Popolare di Parma) e Ludovico Gatto, docente emerito di Storia medioevale alla "Sapienza", è stato presentato al pubblico "Il tradimento del templare" ( ilano, Baldini Castoldi Dalai ed., 2008).

L'ultimo romanzo, postumo, di Franco Cuomo, giornalista, scrittore (autore, fra l'altro, di "Gunther d'Amalfi, cavaliere templare", romanzo finalista al Premio Strega 1990) e autore teatrale ( on un repertorio rappresentato da registi come Carmelo Bene e Maurizio Scaparro), scomparso nel 2007. "Un Medioevo, questo di Cuomo", sottolinea Ludovico Gatto, " che, in linea con la critica storica più avanzata ( da tempo liquidatrice del clichè d'un Medioevo unicamente regno del terrore e dell'oscurantismo), anticipa fortemente il mondo di oggi: con le prime, significative affermazioni della libertà di coscienza contro l'assolutismo teocratico, e la nascita delle lingue, del diritto e delle istituzioni moderne". Lasciate, nella Parigi medioevale, le ceneri del rogo dei templari di Jacques de Molay, mandati a morte, il 18 marzo 1314, per la sete di potere ( politico e finanziario) di Filippo il Bello e l'acquiescenza di Papa Clemente V (francese e, per di più, alle prese con la "Cattività avignonese" del Papato), Cuomo ci conduce in Italia, a tu per tu con quel Dante Alighieri che studiosi qualificati ritengono segreto epigono dei "Fedeli d'amore", o, forse, addirittura dei Rosacroce". Ma il protagonista del romanzo è il cavaliere Squinn de Floryan, il templare che, secondo antiche fonti, avrebbe tradito l'Ordine collaborando con gli inquisitori del re: e che in seguito, braccato da tutti, cerca rifugio in Italia insieme all'Alighieri (più volte recatosi, effettivamente, in Francia, anche dopo il tragico esilio da Firenze). I due si dirigono a Bologna, gran crocevia di scambi culturali, religiosi, economici dell'epoca: per salvare una misteriosa teca che nasconderebbe il segreto dei Templari, quasi una "lancia di Longino" che Filippo brama, in un folle sogno di potere mondiale (non quel Graal caro a multiformi tradizioni medioevali, ma, forse, addirittura la "bomba teologica" d'una mano del Cristo, staccata proprio sul Golgotha).

Un romanzo, quindi, dove la fantasia – come in tutti i libri di Cuomo - è governata da un preciso senso storico. "Oggi che tutto è svilito e mercificato – osserva, in chiusura, Gustavo Raffi, Gran Maestro del GOI – Franco ha saputo riproporci i valori della Cavalleria medioevale. Ponendo, però, una serie di interrogativi: anzitutto sulla vera natura del tradimento di Squinn. Il quale, in realtà, è un po' un Giano bifronte. Che tradisce, sì, l'Ordine, ma nella speranza che la tragedia del processo e delle condanne determini in seguito la rigenerazione d'un Ordine fortemente deviato dalla sua natura originaria, e ridottosi, dopo le Crociate, a una congrega di banchieri, affaristi e speculatori immobiliari, quasi uno "Stato nello Stato", anticipatore di pericolose deviazioni novecentesche. Mentre non tutti, nella Chiesa, si piegarono ai voleri del re di Francia: l'arcivescovo di Ravenna, Rinaldo di Corcoreggio, ad esempio ebbe il coraggio d'assolvere pubblicamente i Templari, rilevando che le confessioni estorte sotto tortura non avevano alcun valore.

(Fed) Agenzia fuoritutti

La recensione de Il tradimento del Templare, l'ultimo romanzo di Franco Cuomo

di Alberto Panicucci

[pubblicato su RiLL.it nel settembre 2008]

Chi segue le attività di RiLL sa che sono rare le occasioni nelle quali abbiamo parlato dei libri via via pubblicati dai giurati scrittori del Trofeo RiLL. Una scelta legata a un desiderio (e anche a un obbligo che sentiamo) di trattare nello stesso modo tutti gli scrittori che collaborano al nostro concorso, ognuno dei quali è ugualmente importante per noi.

Ci sembra però giusto fare un'eccezione per Il tradimento del Templare (Baldini Castoldi Dalai, 2008), l'ultimo romanzo di Franco Cuomo, a lungo giurato del Trofeo RiLL, scomparso nel luglio 2007.

Questo articolo vuole essere un doveroso omaggio a un amico, e una recensione del tutto personale di un libro che ogni lettore potrà poi giudicare. Per questo spesso nelle prossime righe chiamerò l'autore per nome: è difficile, per me che ho conosciuto Franco e che dalla sua voce ho sentito raccontare la genesi di questo romanzo, distinguere valutazioni letterarie da quelle più strettamente personali.

Il Tradimento del Templare è incentrato su Squinn de Floyran, il templare che - passando informazioni riservate a Filippo il Bello e all'Inquisizione - aprì la strada per la distruzione dell'Ordine cavalleresco cui apparteneva.

Ora che il processo ai templari è finito, e che il Gran Maestro Jacques de Molay è stato arso vivo (siamo nel marzo 1314), Squinn si ritrova suo malgrado al centro dell'attenzione. Fra i tesori posseduti dall'Ordine, infatti, si sono perse le tracce di una misteriosa reliquia, "terribile e sacra, consacrata dal sangue", ritenuta in grado di assicurare a chi la possiede un oscuro potere di ricatto su Papi e Re.

Squinn era stato Priore nella capitaneria di Montfauçon, dove la teca che la conteneva era custodita. Per questo in tanti lo cercano: i mendicanti confratelli della Corte dei Miracoli di Parigi (ladri, zingari, assassini...), Re Filippo e il suo guardasigilli Marigny, e poi i sopravvissuti kadosh, cioè i Templari più alti in grado e giunti più avanti nel percorso iniziatico.

Squinn si unirà a questi ultimi, riconoscendosi nel loro progetto di rifondazione e rinnovamento dell'Ordine, che in effetti, finita l'era delle Crociate in Terrasanta, aveva progressivamente tradito il suo spirito originario, i suoi principi, divenendo sempre più simile a una holding finanziaria. Così Squinn partirà per recuperare la reliquia, nascosta a Bologna, e quindi per riportarla a Parigi...

La figura di Squinn, protagonista della storia, è molto interessante.

Templare sbandato e atipico, anche durante i fasti dell'Ordine, Squinn ha infine tradito i suoi confratelli proprio sperando che, dalla rovina della dissoluzione, rinascesse un Tempio meno corrotto, meno "profano", meno legato all'avida amministrazione dei beni terreni. E così sarà: "Hai posto le condizioni per la creazione del nuovo Tempio, che anima ogni nostra speranza, indistruttibile perché immateriale: ideale. Il nuovo Tempio non sarà più in nessun luogo, ma ovunque. Abbiamo ancora bisogno della tua spada, per edificarlo...", così si rivolge a Squinn il nuovo Gran Maestro, Larmenius.

Decisamente un antieroe, Squinn, un guerriero efficiente e spietato, ma anche un uomo che si abbandona al vino, alla disperazione per i tradimenti compiuti, alla disillusione verso i suoi stessi ideali e le sue speranze, man mano che il filo della storia e delle sue azioni si dipana. Insomma, un personaggio complesso, a tutto tondo, tratteggiato con abilità.

Quello che poi colpisce, nel romanzo, è lo stile adottato.

Le descrizioni, la caratterizzazione dei personaggi, la cornice storica ed esoterica sono tutti elementi ben curati, ma spiccano soprattutto i dialoghi fitti, l'azione serrata, fra intrighi di corte, viaggi tra Francia e Italia e gradite sorprese (come, senza dubbio, l'incontro con Dante Alighieri).

Non si tratta però di una virata verso i facili lidi del romanzo più banalmente d'avventura. Piuttosto, è forte la sensazione di un ritorno alle origini, agli anni '70, quando Franco Cuomo era noto non come scrittore, ma come drammaturgo.

Ogni opera teatrale, infatti, mette al centro i personaggi, che occupano la scena con le loro parole e le loro azioni. Il tradimento del Templare è per molti tratti una storia di impianto teatrale, il che riflette (penso) le esperienze letterarie di Franco, drammaturgo prima e scrittore poi.

Ma non è solo il "debito" verso il teatro che traspare dalla lettura di questo libro.

Man mano che lo leggevo, infatti, ho percepito sempre più chiaro il desiderio dell'autore di narrare questa storia. Mettere al centro i personaggi è anche un modo per porre tutta l'attenzione sulla storia, e insieme per raccontarla badando all'essenziale.

Franco Cuomo ha scritto questo romanzo a 69 anni, fra il 2006 e la metà del 2007. È il suo terzo libro dal 2005, dopo il saggio storico I Dieci e il romanzo Anime perdute.

Tre opere in tre anni sono un bel po', indicano un ritmo di scrittura, e un'ispirazione, degna di un autore giovane, magari appena comparso nel mondo editoriale e desideroso di farsi valere.

Credo che Franco tenesse molto a questa storia, che in qualche modo completa il suo ciclo letterario dedicato al Medio Evo, e ai Templari in particolare.

"Col prossimo libro torno al Medio Evo. Ho trovato una storia che è adatta, che va bene", mi disse (cito a memoria, ma il senso è quello) a fine 2006. Perché Franco su quell'epoca molto aveva scritto, ma non voleva nemmeno sentirsene "schiavo".

Tanta parte delle sue opere parlano del passato e dei suoi misteri, e senza dubbio l'era dei Cavalieri è un tema ricorrente, centrale. Ma Franco non amava le etichette né apprezzava troppo gli scrittori di un singolo genere. I suoi due romanzi più recenti, Il tatuaggio (2002) e Anime perdute (2007), sono di ambientazione contemporanea, seppur permeati da un certo gusto per il magico e l'esoterico; e lo stesso I sotterranei del cielo (2001) può essere visto come una presa di distanza dalla retorica della Cavalleria e da un'epoca in generale, visto che il protagonista è San Galgano da Chiusdino, il cavaliere che si fece eremita, lasciando la spada per abbracciare la croce.

Per questo penso che la storia di Squinn de Floyran a Franco interessasse davvero, tanto da spingerlo a tornare su temi che sentiva consoni, ma anche "soffocanti", "restrittivi".

Negli ultimi anni Franco Cuomo aveva collaborato assiduamente alle attività di RiLL, partecipando alle nostre iniziative: a Roma, Lucca, Viterbo. Per questo si era creata un'amicizia, e confidenza.

Leggendo Il tradimento del Templare non ho potuto non pensare alle volte in cui Franco accennava alla sua età, alla sensazione - nonostante la buona salute - di non avere tanto tempo davanti a sé, per sé, i suoi cari, e per le storie che voleva ancora raccontare.

Man mano che scorrevo le pagine, che la trama prendeva corpo e si avvicinava la conclusione, ho immaginato sempre più chiaramente Franco nel suo studio, un bello scantinato pieno di libri nel cuore di Trastevere, intento a scrivere questo libro.

Si dice che chi scrive lo fa prima di tutto per sé stesso. Paul Auster una volta ha detto che lui scrive perché ne ha bisogno, semplicemente.

Forse una sorta di "febbre" guidava Franco nell'oscuro lavoro di scrittura e ri-scrittura di questo romanzo, tanto da spingerlo a scegliere uno stile un po' diverso da quello di altre sue opere. Per essere certo di raccontare questa storia, tutta, e arrivare così al finale.

Un finale che non tira soltanto le fila dei diversi aspetti della trama, dando così senso compiuto all'opera e a tutto il lavoro ad essa connessa. La conclusione del romanzo è infatti anche "usata" per esprimere e far leggere (quindi, se vogliamo, immortalare) alcune idee e principi in cui Franco credeva, da sempre, e per cui pensava fosse giusto battersi. In primis, la libertà di pensiero e di espressione, troppo spesso negate nel passato (e ancor oggi).

Per questo la lettura de Il tradimento del Templare mi ha regalato un'emozione particolare. Perché è stata un modo inatteso per ritrovare un amico.

Chi ha amato i romanzi di Franco Cuomo, specie quelli di ambientazione storica, troverà in questo libro una degna conclusione della sua opera. Una nuova avvincente avventura templare, raccontata con sapienza da un bardo (purtroppo) alla sua ultima apparizione.

LIBRI:IL TRADIMENTO DEL TEMPLARE, ULTIMO LAVORO DI FRANCO CUOMO (AGI) - Roma, 1 dic. - Squinn, l'affascinante protagonista dell'ultimo libro di Franco Cuomo, edito da Baldini Castoldi Dalai, "Il Tradimento del Templare", torna a far parlare di se'. L'appuntamento e' a Roma, il 3 dicembre alle 19, nella splendida cornice di Margutta Arcade, in via Margutta n.4, presso la Boutique di alta moda artigianale di 'Vittoriana'. L'incontro, durante il quale l'attrice pugliese, Barbara Amodio, leggera' alcuni brani tratti dal romanzo, sara' l'occasione per ricordare l'autore, scomparso lo scorso anno, e le sue opere piu' importanti. Il "Tradimento del Templare", in libreria dal 23 settembre scorso, sta riscuotendo un enorme successo di pubblico. Molti appassionati del genere hanno gia' risposto con grande entusiasmo all'iniziativa lanciata dal sito dell'autore, www.francocuomo.it, 'Dai un volto a Squinn', con cui si invitano i lettori a inviare i propri disegni per dare un volto al cavaliere templare che tradi'. Ma chi e' Esquieu de Floyran, da tutti detto Squinn? E' l'uomo che ha consegnato agli inquisitori di Filippo il Bello il gran maestro Jacques de Molay. Perche' ha tradito? Lo ha fatto per interesse, oppure il suo e' stato un estremo tentativo di restituire al Tempio l'antica dignita', abbattendone i simboli ormai corrotti? Squinn e' l'ultimo ad aver visto la sacra teca che potrebbe assicurare al suo detentore un potere di ricatto enorme sul papato e sulle monarchie di diritto divino, cambiando cosi' il corso della storia, e suo malgrado diventa l'uomo piu' ricercato di Francia: lo inseguono gli agenti del re, i mendicanti assassini della corte dei miracoli - dove vive la bellissima zingara Corinna, che lo ama perdutamente - e soprattutto i neri cavalieri kadosh, i santi della cavalleria esoterica, delle cui schiere aveva un tempo fatto parte. Ma lui vorrebbe solo allontanarsi da tutto, dimenticare se stesso, il proprio passato, e trovare quella pace che solo la morte puo' concedergli. E quando, peregrinando per l'Europa, stringera' una profonda amicizia con il piu' grande viaggiatore nell'aldila', quel Dante Alighieri maestoso personaggio di questo romanzo, la sua curiosita' per cio' che ci aspetta aspetta alla fine della vita diverra' insaziabile. (AGI) (AGI) Red (Segue) 011635 DIC 08 NNNN LIBRI:IL TRADIMENTO DEL TEMPLARE, ULTIMO LAVORO DI FRANCO CUOMO (2) (AGI) - Roma, 1 dic. - "Il Tradimento del Templare" e' un romanzo popolato da una folla eterogenea di potenti e miserabili, fuggiaschi ed esuli, un libro dalle cui pagine gronda sangue, ma che ci aiuta a intuire, con sconvolgente realismo, il segreto di tante verita' perdute. Franco Cuomo regala ai lettori un'avvincente spy story di ambiente medievale che non rinuncia alla precisione storica e ci viene raccontata con una lingua preziosa, magica e avvolgente. Franco Cuomo (1938-2007), giornalista e scrittore, ha pubblicato per Baldini Castoldi Dalai editore i romanzi 'I sotterranei del cielo', 'Il tatuaggio', 'Gunther d'Amalfi', gia' finalista al Premio Strega, 'Anime perdute', e il saggio 'I dieci', sugli scienziati che firmarono il 'manifesto della razza' nel 1938. Autore di testi e ricerche sui grandi enigmi della storia, come la tragedia dei templari e altri misteri d'ogni tempo, ha tradotto 'Utopia' di Tommaso Moro e numerosi classici per la scena, tra cui Shakespeare, Marlowe, Camus e Rostand. Autore infine di un vasto repertorio teatrale, rappresentato in Italia e all'estero da registi quali Carmelo Bene e Maurizio Scaparro, Cuomo ha ricevuto, tra gli altri riconoscimenti, il Premio per la cultura della Presidenza del Consiglio, il Flaiano, il Vallecorsi e il Riccione per il teatro. (AGI) Red 011637 DIC 08 NNNN

Un libro che chiude un ciclo, offrendo quasi un bilancio storico

La vera storia è sangue e dubbio, ricerca di Luce e Alchimia. C'è un segreto da scoprire sotto l'aquila bianconera dei Templari, che mostra sempre due insegne: una per scrutare il futuro, l'altra il passato. Un Cavaliere avanza verso il suo destino: è Esquieu de Floyran, conosciuto come Squinn, spergiuro e maledetto. Ha rinnegato i voti fatti all'Ordine del Tempio e "ci vuole coraggio anche per tradire, cosa diversa dai rinnegati". A raccontarne l'inquieta storia è Il tradimento del templare, il romanzo postumo dello scrittore Franco Cuomo, scomparso nell'estate del 2007, edito da Baldini Castoldi Dalai (pp. 352, euro 17). Un viaggio affascinante sulle tracce di un uomo che sente nelle narici il fumo infame di quel rogo che nel tardo pomeriggio del 18 marzo 1314, con una manovra politica che ha mira solo l'oro dei templari, pensa di porre fine all'Ordine. Il vento che soffia in Europa è così diverso dallo scirocco della Terrasanta: l'antica austerità degli uomini del Tempio e' solo un ricordo rispetto alle agiatezze del presente; lo spirito della banca ha sostituito quello della crociata e il sigillo dei due cavalieri che viaggiano sul medesimo cavallo è consegnato alla memoria.

Reduci di una battaglia perduta, l'inverosimile destino dei cavalieri senza sonno si era compiuto in una notte di tradimento. "Sopraffati da un'incomprensione che escludeva ogni pietà, andarono al rogo gli ultimi templari sull'isola della Senna". Con il sole alle spalle, guardando l'Oriente. E l'Oriente non è un luogo, rimarca in più passaggi del testo Franco Cuomo: è una condizione dello spirito, un cammino su cui non tramonta il sole. Arrostiti a fuoco lento, i fratelli templari vedono palate di fango gettate sulla loro possente storia, barattata negli ultimi tempi con il metallo dei mercanti. Avevano lasciato l'onore della gesta a Gerusalemme e costruito strade di pietra in tutta Europa per i traffici di moneta che assicuravano potere all'Ordine. E' in questa quinta a tinte scure che Jacques de Molay lancia la sua maledizione di morte a Filippo IV il Bello, re di Francia e Papa Clemente, esecutori e mandanti della soppressione del Tempio. Ma l'Ordine è 'kadosh', è santo, il male colpirà chi l'ha causato. Il 'giudizio' ha la sua strada, è paziente come la vendetta e sa trovare il modo di colpire un re che insegue cervi nella foresta di Fontainebleau. Da buon conoscitore di orologi, Filippo sa che la morte può venire con la mano di un fromboliere o di un ragazzo gitano che fara' giustizia della cupidigia di un sovrano che ha fatto della torre del Tempio la propria residenza. Pensare che pochi mesi prima i templari lo avevano accolto tra le loro mura possenti per salvarlo da una sommossa popolare.

E' su questa storia che si innesta la vicenda di Squinn, di cui si hanno tracce in antichi rituali tramandati dalla massoneria, in particolare dal 30esimo grado (Kadosh) del Rito Scozzese Antico e Accettato (che fa parte del Grande Oriente d'Italia). Il templare in fama di traditore si muove sulla scena in compagnia della zingara Corinna e a tanti altri personaggi, da Petit Rat, il Topino, il ragazzo senza storia, al gran maestro Theobald. Squinn, come Giuda, si è fatto strumento del tradimento che mina le colonne del Tempio. Quel cavaliere disincantato che nessuno uccide "perché questa era la loro vendetta: una morte pigra con la quale convivere a tempo indeterminato", ha i capelli rossastri, un'origine diabolica.

Non parla mai ed è pure mancino. Depositario, come i suoi fratelli, di antichi segreti, quell'uomo perduto si nasconde tra le feccia di Parigi, cerca rifugio alla Corte dei Miracoli, dove il gobbo e lo zoppo si liberavano dalla propria infelicita' sul far della notte per poi riprendersela al mattino. E' il regno di Pere Bac e dei boccali di vino che tengono a freno la lingua. Per lenire le cicatrici basta la taverna dell'Oca d'Oro o i sotterranei di Saint-Denis. A suo modo, come lo zelota che trad' il sangue innocente del Nazareno, Squinn e' quello che ha creduto più degli altri nel messaggio del Tempio. Ora il rimorso gli scava l'anima, e piu' di tutto gli fa male la nostalgia di un sogno perduto.

Quel rimpianto non potra' essere lenito dalla pomata Esmeralda né dalle erbe della bella Corinna dagli occhi verdi e dalla pelle di rame che un giorno morirà maledicendolo. Non gli restera' nel cuore neanche la notte trascorsa in una stalla con Costanza, l'albigese viandante del Libero Spirito.

''Molay non era Cristo e io non sono Giuda. E il mio prezzo non è trenta denari'', si difende a viso fermo il templare che desidera solo la morte per porre fine alla sua pena. Non ha preso neanche un ducato da re Jaime d'Aragona quando gli ha portato le notizie che, in mano ad altri, avrebbero fatto tremare il Tempio. Poi la via stretta del tradimento lo ha portato a Filippo, che a cose fatte gli ha promesso qualche migliaio di tornesi. Di quei soldi, pero', lui non ha visto il becco di un quattrino.

''Quello che dovevofare l'ho fatto. E mi è bastato'', spiega Squinn de Floyran. E altrove, a Corinna che lo ha amato, confessa seccamente: ''Io credo a tutto e al contrario di tutto''. Eppure al fondo della disperazione c'è sempre un moro che ripete: ''Se lo sei stato, lo sei ancora. Kadosh è per sempre. Tutto è giusto e perfetto...''. Franco Cuomo lo dipinge con la tempesta nel cuore Squinn, l'ex priore di Montfaucon. Un saggio marabutto damasceno gli aveva insegnato che basta guardare negli occhi il serpente che ti ha morso per non morire. Per lui era sempre il tempo di fuggire ''un'anima bisognosa di assoluzioni che pero' neanche cercava''. Si definiva ''un pellegrino del nulla'', convinto che ''il nostro Tempio è il mondo, è dentro di noi''. Aveva venerato il demone Baphomet, ma davanti alle nefandezze di Narcisse o dei veri traditori, come aveva fatto un tempo sulle mura di Acri, grida: ''Sono un templare'. Non conviene a nessuno metterlo alla prova. Ha conosciuto il Vecchio della Montagna, è figlio della notte e si fa riconoscere solo quando vuole, nello stile dei fratelli silenziosi che guardano lontano. Altra storia rispetto agli arroganti ospitalieri e agli avidi gerosolimitani.

Di quella genia di uomini unici, che lottavano e morivano sotto l'aquila templare, la radice santa era Bernardo.

''Non per la mia gloria, Signore, ma per la tua..'', era il segno che lo affratellava agli altri Cavalieri del Tempio. Gnostici e giovanniti, esegeti estremi del piu' ermetico e teologico dei vangeli, ''i templari -dice un passaggio di questo romanzo da leggere tutto d'un fiato- erano giunti alla convinzione che la conoscenza vera della regola affrancasse dall'obbligo di osservarla''. Forse Squinn voleva abbattere le colonne del Tempio, quelle fisiche, per riedificarne un altro senza tempo, su cui non si fermi la notte. Un Tempio vero di ideali, che porti verso la Luce di nuova liberta'. Dov'era il bene, dov'era il male? Non c'era forse un disegno dietro questi dubbi che passavano la corazza e dilaniavano il petto di quello stemplarizzato riemerso da chissa' quali ombre della notte? ''Urlo' piu' volte, invocando i nomi di Giuda e Gesu'. Come chiedendo aiuto ad entrambi''.

Templare d'osteria, Squinn cerca se stesso o quel che ne è rimasto. Un

tempo aveva lustrato d'olio santo anima e spada; ora, anche in sogno ''rideva e annaspava, come un peccato in un'acquasantiera. Negli archivi del suo cuore c'erano piu' gole tagliate che baci''.

Lo cercano tutti, Squinn. Perchè solo lui conosce il segreto di una 'teca terribile' scampata all'orribile massacro dell'Ordine. Ha un

destino e lo dice sorridendo amaro: ''Il diavolo è dalla parte dei

templari, lo sanno tutti''. O forse è vero cio' che sostiene Noffo

Deo ridacchiando: ''Nulla è mai per caso. Sapere piu' di quanto avremmo dovuto è stato sempre il nostro debole''. Squinn gli replichera': ''Gente come noi non si è mai persa. E' gia' perduta di suo''. E non

rispondera' neanche quando il vecchio Larmenius, guardandolo negli occhi, gli chiedera': ''Cosa ti hanno fatto, Squinn?''.

Il grande maestro Larmenius ha ragione: ''Il vero Tempio non è di cemento nè pietra, ma di pensiero e sangue. Naturale armonia su cui si

fonda l'architettura del mondo. In che modo? Vi sara' detto...''. A queste condizioni, ''il Tempio è al coperto'': non sara' piu' in nessun luogo, ma ovunque. Fra le colonne rinasce anche il giuramento, ''perchè ci sono momenti nei quali la parola è perduta, e bisogna ritrovarla''. I guerrieri volgono il cuore al vangelo di Giovanni e al candelabro a nove braci: ''Noi siamo al tempo stesso Cristo e Giuda, si disse: le labbra che tradiscono, il cuore che è tradito. Ma quanto amore in questo scambio!''. Non per soldi lo ha fatto, ma perchè glielo ha chiesto il maestro.

I templari sono cosi'. Non li hanno fermati i 'sandali della verita', ovvero le calzature di ferro arroventato utilizzate per gli eretici nè il 'bacio del silenzio', un autentico bacio prolungato non a una donna ma a una lama incandescente. Il vescovo Marigny, che pure conoscera' presto la corda del boia, allarga le braccia davanti al sovrano: ''Ne abbiamo interrogato a migliaia, ma pochissimi hanno ceduto. E' come se avessero una stregoneria dentro che li rende indifferenti al dolore, come se un demone intervenisse a eccitarli quando il fuoco li tormenta, suscitando un'energia del tutto sovrannaturale''.

Questa forza la gente comune non lo ha perdonato ai templari. Ma non basta la calcinazione dei piedi nel fuoco per impedire loro di agire, nè altre torture quali la 'veglia spagnola' o 'culla di Giuda', che premia l'attesa del carnefice. Di fronte a ogni ferro avversario, vale l'invocazione che squarcia il cielo: 'Huzai', che nel gergo ermetico dei templari sta per: 'coraggio'. Non a caso quegli uomini avvolti in mantelli per meta' bianchi e per meta' neri spronavano i loro cavalli sotto l'insegna detta 'Baussant' o 'Vaucent', che nell'antica lingua franca vuol dire: 'Valgo per cento'. Continua il viaggio, e le pagine di questo romanzo sono una scoperta continua in una tradizione rovente. Cambia anche il paesaggio: puo' essere la radura di croci celtiche di pietra, il Bardone, Santa Maria del Tempio o un antico cimitero merovingio, ma anche la mano destra aperta a raggio sul cuore, il significato profondo, che pochi conoscono, di 'Luce' e di 'Fuoco' quando si alzano i calici nell'agape. ''L'Oriente non è un luogo, ma una condizione dello spirito'', ribadira' Hasan. L'alchimia interiore alla

fine vince sempre.

Eppure lui, il traditore, è l'uomo che ha tenuto in custodia per ultimo la teca terribile del segreto su cui tutti vogliono mettere le mani. Sui passi di quel legno che custodisce un mistero inquietante lo guidera' Ali-Jeri, che altri non è se non Dante Alighieri o piu' semplicemente Dante, gran maestro dei fedeli d'amore. Il poeta fiorentino, fuggiasco per vocazione e per scelta, ha messo gli occhi nello scrigno dove ''c'è l'immortalita' e la morte''. Il segreto è a Bologna, ''nelle fondamenta di una torre che non c'è -dice Dante- e bisognera' stanarlo. Tra le due torri degli Asinelli e Garisenda chi non ne vede una terza, non è mio fratello''.

Va cercato quella piccola cassetta con l'iscrizione di una Sura coranica, che solo puo' rimettere in piedi ''noi, gli sbandati del Tempio, i cavalieri del nulla, reduci di una crociata senza piu' fede nè speranza''. Non a caso Squinn dira': ''Non è senza tormento che abbiamo calpestato la croce quando ci venne richiesto''. La teca è dietro il muro sgretolato di un'antica crepa, tra cio' che resta delle riserve di vino dei templari. ''Dobbiamo arrivare fino in fondo, fratello'', rimarca Squinn all'Alighieri. ''Lo so, siamo soli Squinn'', gli risponde l'autore de 'la Comedia'. In quel legno c'è il segreto senza tempo che puo' far cadere le fondamenta della Chiesa. C'è una realta' non conciliabile con la narrazione dei Vangeli pasquali connessi all'Ascensione di un uomo Crocifisso sul Golgota il venerdì santo.

E' un mistero custodito per secoli, ''una mano che ci permetterebbe di fermare ogni arbitrio dei papi e della chiesa.

Una garanzia di liberta'''. Il destino dei templari si cuce con la verita' di quella 'reliquia'. Dira' il gran maestro Theobald: ''In quella teca è racchiuso il segreto della nostra vendetta o della nostra definitiva rovina''.

Franco Cuomo non è solo uno straordinario narratore di storie e di letteratura: è un pittore d'interni. Descrive con uno stile unico e profondo, quasi rituale, la mano passata sul cuore con tre artigli, ''fino al tempo dei sette brindisi''. Il tempo viene anche per chi ha smarrito la strada. Lo spieghera' Eugenio er Roscio, lo scudiero assoldato da Squinn e suo ''diavolo custode'': nella via della storia ''o si scappa o si insegue, Nessuno corre per il piacere di correre''. Non è finita. Squinn deve aiutare ancora il suo maestro, l'Alessandrino Theobald, a difendendersi dalle cospirazioni di Jan Kasper, che cerca di prendere il suo posto allo scranno piu' alto del Tempio. Il luogo che fara' verita' è Chinon, il destino ha convocato i templari alla Casa del Tiglio. Li', ''al terzo giorno'', insieme alla lancia di Rothegard, il cacciatore di leoni, si decidera' ''se abbiamo seguito solo un desiderio o davvero coltivato un progetto''. Dannazione e liberta' insieme.

La Chiesa ha paura di quel mistero, barattera' finanche la carne gia' venduta degli eretici pur di far scendere il silenzio su quella piccola scatola che il templare portera' al sicuro sotto il mantello. Fino alla prossima richiesta di liberta' dei Cavalieri del Tempio. Nell'Epilogo del libro, ambientato a Piazza del Gesu', si spiega che con il segreto della teca non fu possibile salvare Giordano Bruno dal rogo di Campo dei Fiori, ma pochi anni dopo la minaccia di rivelare il suo contenuto indusse l'altra parte del Tevere a mettere in salvo l'ormai cieco Galilelo Galilei.

Anche in seguito il 'segreto della Mano' sottrasse molti liberi pensatori dal patibolo issato dai funzionari di Dio.

Squinn spronera' il suo cavallo verso la Senna e mastichera' un sorriso che non aveva mai assaporato. Per lui e per tutti gli spiriti inquieti, in fondo al viaggio c'è un'aquila che chiama ancora alla Luce.

Un volto per Squinn il templare

Un autore di grande spessore culturale, capace di una scrittura avvincente, preziosa che, allo stesso tempo, però si metabolizza tutta. E' in tal modo che il compianto Franco Cuomo ha proiettato nel romanzo Il tradimento del templare (Baldini Castoldi Dalai), - e dunque nelle vicende medioevali, ma Dio sa quanto attuali, che accompagnarono la decadenza e persecuzione dei Templari, ordine cavalleresco-monastico arrivato all'epoca ai vertici del potere economico e politico -anche la storia di oggi.